I macachi di Albisola// il presepe e la sua storia
C’era una volta…
Le favole cominciano sempre così. Ma questa non è una favola, è la storia di un paese (anzi due, le Albisole) e della sua gente. E di ciò che seppe fare, quasi sotto traccia, accanto a un’attività che da secoli è l’orgoglio cittadino: la produzione ceramica. Protagonista di questa storia è il popolo, o meglio, le donne del popolo, nel ruolo di figurinaie, ossia di realizzatrici delle statuine del presepe.
Dunque, c’era una volta, in Liguria, una secolare tradizione presepiale colta. Le prime testimonianze risalgono al Cinquecento, poi quest’arte si era sviluppata nelle grandi opere in legno di famose scuole di artisti. Prestigiosi gli artefici, facoltosi i committenti: nobili, clero, notabili, ricchi mercanti. Il presepe era rappresenato attraverso statue, soprattutto in legno, autentiche opere d’arte di grandi dimensioni, oppure dipinti, che il popolo ammirava nelle Chiese nel periodo natalizio, con la Natività (la Madonna, il Bambino, San Giuseppe, l’asino e il bue) e una sfilza di pastori, spesso appena abbozzati. Poi vennero gli editti napoleonici e quelle rappresentazioni sacre, che già avevano già perso parte della loro importanza nel Settecento laico, assai poco interessato a temi religiosi, furono addirittura messe al bando.
E’ allora che accade qualcosa di stupefacente. Il presepe, specie a Savona e Albisola, riappare ripartendo dal basso, da quel materiale – la terra – che qui è elemento chiave per decine e decine di fabbriche di pignatte. E le grandi statue diventano statuine (o meglio “figurine”, da qui figurinaie), ricavate da stampi e realizzate non più da insigni artisti e dalle loro scuole, ma soprattutto da popolane. In quelle statuine un po’ goffe, tanto da essere state sprezzantemente definite “macachi” dai ceramisti, c’è un qualcosa di profondamernte nuovo e diverso da tutto il resto, tanto da resistere al tempo e arrivare ai giorni nostri. E ciò che sembra una favola, è invece profondamente vero.
Oltre due secoli di tradizione di presepe popolare si calano in una realtà albisolese in cui chi lavorava nelle fabbriche di pignatte o era addetto alle fornaci, era in fondo alla scala sociale. Le donne (madri, mogli e figlie) di chi operava nelle fabbriche di stoviglie, erano, se possibile, ancora più in basso.
Erano costoro le figurinaie, che realizzavano le statuine del presepe. Opere che hanno resistito al tempo, diventando un patrimonio a fortissima caratterizzazione locale. I Macachi fanno parte della tradizione, se non addirittura della storia di Albisola.
Le statuine del presepe albisolese ebbero il loro boom nei primi decenni del secolo scorso, fino alla seconda guerra mondiale. Poi, con la morte delle ultime figurinaie, la tradizione rimase legata a un filo, portata avanti da pochissimi. Per rilanciare e valorizzare i Macachi di Albisola, dai discendenti di una di quelle famiglie è nato Macachi Lab.